sabato 16 gennaio 2021

il punto

nell'illusione...è tutto nell'illusione.

Quel vetro appannato che sembra così limpido e pulito.

Ci si può guardare attraverso ma la visione è distorta.

Allora ti affidi anche agli altri sensi.

E se fossero distorti pure loro?

Non si può guardare oltre se non dentro di sè.

Ma si è sempre alla ricerca di un qualcosa e liberarsi da questa ricerca non è semplice.

Gioco provando a rendere tangibile ciò che non sembra esserlo.

Provo ad andare oltre la percezione che ho delle cose.

Cerco di rendere visibile la materia invisibile.

Quanto tutto ciò sia reale non saprei, ma credo anche che distinguere il vero dal falso non sia affatto semplice.

Cos'è vero e cosa non lo è? 

Ci si affida a se stessi in fondo, a ciò che si sente.

Allora gioco a trovare il centro schizzando ripetutamente qua e là.

Ma ci provo.

L'assenza, la rabbia, il desiderio, la forza, la sconfitta, l'amore, la paura, la volontà, il non sentirsi abbastanza, l'accoglienza, il rifiuto, il coraggio...

Ogni cosa e il suo opposto, differenti e complementari...forse serve tutto questo per trovare il centro, nessuno escluso. Va provato, va vissuto, va assaporato.

Si parte dall'unità (da non so dove) per nascere in questo mondo sdoppiati. 

Ma dal due poi può generarsi l'uno. Due opposti che ritornano a formare l'unità. 

(e questa me la devo "studiare" bene)

Non è così banale come sembra! Cioè intellettualmente è abbastanza chiara ma metterla in pratica, sentirla davvero, sperimentarla dentro di sè...non è così banale, secondo me.

Ed è un qualcosa che avviene dentro, un unione interna di opposti...per giungere al punto centrale.

Non si può evitare. Non può essere tutto bianco o tutto nero. Va miscelato minuziosamente, provando a 

trovare la giusta misura. A volte si sbagliano le dosi, spesso in realtà ma serve anche questo, soprattutto questo. Bisogna sbagliare le dosi per imparare a dosare, per trovare il giusto equilibrio.

Si impara a dosare, il centro della bilancia lo abbiamo dentro.

E si impara a mettere le giuste dosi. 

La pazienza, ecco. Pazienza e gentilezza.

Con pazienza e gentilezza. Lento e consapevole, forte e presente.


mercoledì 9 settembre 2020

in cammino


Dov'era scritto?
Non era scritto da nessuna parte che sarebbe stato facile incamminarsi e girovagare tra le vie del labirinto.
L'ho scelto io, è vero.
E ci si perde...oh, quante volte ci si perde.
E' il mio labirinto, il mio e di nessun altro.
Quando sento di stare avvicinandomi al centro, inevitabilmente lo perdo qualche attimo dopo.
E' così che è fatto, il labirinto.
Tanto angusto, quanto affascinante e pieno di illusioni.
Direzioni da cambiare, strade da dover ripercorrere,
ancora e ancora.
E si può impazzire in esso, se ci si paralizza di fronte alla sua complessità.
Il centro è lì, da sempre, inamovibile.
Sono i sentieri a mutare continuamente, a confondere tra pericoli e trabocchetti inaspettati.
Non voglio uscire dal labirinto...anche volendo non potrei più e comunque non voglio.
Sono dentro ormai, da tempo...
ma ancora non mi è del tutto familiare, forse nemmeno potrebbe.
E' troppo imprevedibile, questo mi è chiaro.
Ogni tanto mi convinco che sia facile.
Quando, per esempio, qualche breve ed effimero raggio di sole penetra tra la fitta nebbia, oltrepassandola.
Ma dura il tempo di un sospiro...
allora scelgo se rallentare, fermarmi o farmi prendere dal panico.
Magari a volte le provo pure tutte.
Come a volte mi capita di fiondarmi istintivamente
verso una direzione e altre volte ci ragiono così tanto su
da non sapere più che direzione prendere.
E a volte vengo assalita da così tanto affanno da bloccare qualsiasi mio tentativo.
Io lo so che dovrei fare, lo so...
ma se fosse stato facile che labirinto sarebbe stato?
Nemmeno esisterebbe.
Oppure starebbe ancora lì, nell'attesa di qualcuno che varchi la soglia.
Ognuno col suo.
Io lo so che devo fare...
e magari dopo averne trovato il centro ce ne sarà un altro di labirinto, forse più contorto del precedente,
o forse no.
Ma questa è un'altra storia...

lunedì 24 agosto 2020

spazio vuoto

La vita è un cerchio dove inizio e fine si alternano e si fondono costantemente.

Lasciare che ciò accada genera un vortice che spiraleggia dall'esterno verso il centro e viceversa, creando il naturale movimento della vita.

Bloccare questo flusso spezza il cerchio generando il vuoto.

Se permettiamo però a questo vuoto di pulsare dentro come i battiti di un tamburo esso ci percuoterà con le sue vibrazioni, sconvolgendo tutto, rimescolando emozioni e sensazioni.

Ma trattenere a lungo questo tuono interiore distrugge da dentro.

Lasciare invece che queste onde vibranti attraversino tutto il corpo le trasforma in movimento e creazione, annullando la separazione tra inizio e fine.

Prima però è necessario lanciarsi in quel vuoto, nuotare nello spazio oscuro, nell'ombra, in ciò che spaventa, in ciò che è del tutto ignoto.

Muoversi in quella nebbia che nasconde e rivela al tempo stesso.

Dare spazio a quel niente e lasciare che tutto accada, che vada da sé. 

Abbandonarsi a quel vuoto che tutto smuove e come vento dissolve la nebbia.

Osservare buio, luce, ombre e lasciare che rivelino la bellezza della loro armoniosa alternanza e fusione.

L'essenza della natura è la nostra stessa essenza.

Acqua che scorre e pulisce.

Fuoco che scalda e trasforma.

Terra che risveglia i sensi.

Aria che smuove, dissolve e alimenta.

Siamo rocce, nuvole, fiumi, lava incandescente.

Nell'illusoria separazione dal tutto, 

viviamo in esso ed esso in noi.




domenica 23 agosto 2020

lacrime d'oro

Si riversano sul volto,

accarezzandolo.

Scivolano sulle pareti calde del cuore,

penetrandolo.

Vibrano giù verso la pancia,

battito dopo battito

e col delicato impeto del fuoco

danzano verso la gola.

Si schiude la porta

con un soffio leggero

e accogliendo

si lasciano trasportare 

dalla lieve brezza 

della libertà



venerdì 20 dicembre 2019

Oblio apparente

mi siedo in platea,
il sipario è già alzato.

Riesco a sentire il profumo del palco da qui,
riesco ad avvertire i movimenti dietro le quinte.

Nei camerini,
gli ultimi ritocchi allo specchio
e un ultimo sguardo di incoraggiamento a se stessi.

Il silenzio che precede l'entrata in scena,
quel silenzio che ovatta i sensi tra suoni,
spostamenti di attrezzi di scena
e rumori di sottofondo.

Ma tu sei lì,
sola.

Pronta ad attraversare quella porta,
nascosta dal telo delle quinte.

dietro il caos,
davanti  il nulla,
in attesa.

E tu sei lì,
nell'oblio di quel momento.

Il cuore batte,
la mente dimentica,
occhi fissi,
occhi chiusi
deglutisci,
estendi ogni tua parte,
un bel respiro,
un passo,
lo scricchiolio del legno,
entri.

da qui in poi non esiste nient'altro
che l'inebriante sensazione
di annullamento e pienezza.

Di viaggio in quella dimensione
dove finzione e realtà
si incontrano per generare
la verità di ciò che si è.

Seduta in platea,
guardo rapita la scena dentro me,
ricordando,
dimenticando.

Posso sentire tutto da qui,
posso sentire i miei passi su quel palco,
ne percepisco la consistenza,
il suono,
ne percepisco l'odore.

Seduta sulla poltroncina della platea,
lo sento,
il mio corpo è qui,
la mia anima è lì.



lunedì 9 dicembre 2019

soffio

Quanto realmente sappiamo di noi stessi?
Un mondo ignoto,
velato.
Siamo ricoperti da tantissimi veli
e non è detto che tolto un velo
non se ne celi un altro.
Alcuni sono così sottili da sembrare invisibili,
ma sono lì.
Ci si illude di riuscire a vedere
e non ci si rende conto di ritrovarsi comunque di fronte a un velo.
Il primo velo è visibile davanti a noi,
ai nostri occhi.
Tolto quello se ne trova un altro.
Spostato quest'altro,
altri veli
infiniti,
forse.

pezzi di vetro

ho osservato con gli occhi di chi vuol vedere con ingenuità,
di chi vuol sentire,
ascoltare con cuore puro.
Non me ne pento.
Perché non c'è cosa più bella di riuscire a tornar bambino,
consapevole però di dover ritornare quel po' indietro che serve per andare avanti,
con sincerità.
Perché non c'è silenzio,
non c'è eco
in questa stanza vuota,
forse apparentemente vuota.
Ma c'è sordità e la percezione è questa.
Ci vuole tempo,
il tempo che serve,
anch'esso impercettibile.
Ho svuotato la mia anima
e nemmeno riesco a sentirlo.
Ho bisogno di provare qualcosa,
riunire ciò che si è separato.