mi siedo in platea,
il sipario è già alzato.
Riesco a sentire il profumo del palco da qui,
riesco ad avvertire i movimenti dietro le quinte.
Nei camerini,
gli ultimi ritocchi allo specchio
e un ultimo sguardo di incoraggiamento a se stessi.
Il silenzio che precede l'entrata in scena,
quel silenzio che ovatta i sensi tra suoni,
spostamenti di attrezzi di scena
e rumori di sottofondo.
Ma tu sei lì,
sola.
Pronta ad attraversare quella porta,
nascosta dal telo delle quinte.
dietro il caos,
davanti il nulla,
in attesa.
E tu sei lì,
nell'oblio di quel momento.
Il cuore batte,
la mente dimentica,
occhi fissi,
occhi chiusi
deglutisci,
estendi ogni tua parte,
un bel respiro,
un passo,
lo scricchiolio del legno,
entri.
da qui in poi non esiste nient'altro
che l'inebriante sensazione
di annullamento e pienezza.
Di viaggio in quella dimensione
dove finzione e realtà
si incontrano per generare
la verità di ciò che si è.
Seduta in platea,
guardo rapita la scena dentro me,
ricordando,
dimenticando.
Posso sentire tutto da qui,
posso sentire i miei passi su quel palco,
ne percepisco la consistenza,
il suono,
ne percepisco l'odore.
Seduta sulla poltroncina della platea,
lo sento,
il mio corpo è qui,
la mia anima è lì.
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