Dov'era scritto?
Non era scritto da nessuna parte che sarebbe stato facile incamminarsi e girovagare tra le vie del labirinto.
L'ho scelto io, è vero.
E ci si perde...oh, quante volte ci si perde.
E' il mio labirinto, il mio e di nessun altro.
Quando sento di stare avvicinandomi al centro, inevitabilmente lo perdo qualche attimo dopo.
E' così che è fatto, il labirinto.
Tanto angusto, quanto affascinante e pieno di illusioni.
Direzioni da cambiare, strade da dover ripercorrere,
ancora e ancora.
E si può impazzire in esso, se ci si paralizza di fronte alla sua complessità.
Il centro è lì, da sempre, inamovibile.
Sono i sentieri a mutare continuamente, a confondere tra pericoli e trabocchetti inaspettati.
Non voglio uscire dal labirinto...anche volendo non potrei più e comunque non voglio.
Sono dentro ormai, da tempo...
ma ancora non mi è del tutto familiare, forse nemmeno potrebbe.
E' troppo imprevedibile, questo mi è chiaro.
Ogni tanto mi convinco che sia facile.
Quando, per esempio, qualche breve ed effimero raggio di sole penetra tra la fitta nebbia, oltrepassandola.
Ma dura il tempo di un sospiro...
allora scelgo se rallentare, fermarmi o farmi prendere dal panico.
Magari a volte le provo pure tutte.
Come a volte mi capita di fiondarmi istintivamente
verso una direzione e altre volte ci ragiono così tanto su
da non sapere più che direzione prendere.
E a volte vengo assalita da così tanto affanno da bloccare qualsiasi mio tentativo.
Io lo so che dovrei fare, lo so...
ma se fosse stato facile che labirinto sarebbe stato?
Nemmeno esisterebbe.
Oppure starebbe ancora lì, nell'attesa di qualcuno che varchi la soglia.
Ognuno col suo.
Io lo so che devo fare...
e magari dopo averne trovato il centro ce ne sarà un altro di labirinto, forse più contorto del precedente,
o forse no.
Ma questa è un'altra storia...
mercoledì 9 settembre 2020
in cammino
lunedì 24 agosto 2020
spazio vuoto
La vita è un cerchio dove inizio e fine si alternano e si fondono costantemente.
Lasciare che ciò accada genera un vortice che spiraleggia dall'esterno verso il centro e viceversa, creando il naturale movimento della vita.
Bloccare questo flusso spezza il cerchio generando il vuoto.
Se permettiamo però a questo vuoto di pulsare dentro come i battiti di un tamburo esso ci percuoterà con le sue vibrazioni, sconvolgendo tutto, rimescolando emozioni e sensazioni.
Ma trattenere a lungo questo tuono interiore distrugge da dentro.
Lasciare invece che queste onde vibranti attraversino tutto il corpo le trasforma in movimento e creazione, annullando la separazione tra inizio e fine.
Prima però è necessario lanciarsi in quel vuoto, nuotare nello spazio oscuro, nell'ombra, in ciò che spaventa, in ciò che è del tutto ignoto.
Muoversi in quella nebbia che nasconde e rivela al tempo stesso.
Dare spazio a quel niente e lasciare che tutto accada, che vada da sé.
Abbandonarsi a quel vuoto che tutto smuove e come vento dissolve la nebbia.
Osservare buio, luce, ombre e lasciare che rivelino la bellezza della loro armoniosa alternanza e fusione.
L'essenza della natura è la nostra stessa essenza.
Acqua che scorre e pulisce.
Fuoco che scalda e trasforma.
Terra che risveglia i sensi.
Aria che smuove, dissolve e alimenta.
Siamo rocce, nuvole, fiumi, lava incandescente.
Nell'illusoria separazione dal tutto,
viviamo in esso ed esso in noi.
domenica 23 agosto 2020
lacrime d'oro
Si riversano sul volto,
accarezzandolo.
Scivolano sulle pareti calde del cuore,
penetrandolo.
Vibrano giù verso la pancia,
battito dopo battito
e col delicato impeto del fuoco
danzano verso la gola.
Si schiude la porta
con un soffio leggero
e accogliendo
si lasciano trasportare
dalla lieve brezza
della libertà